Monopoli e bollette
Ogni volta che penso a Telecom Italia mi viene il latte alle ginocchia. In casa il cellulare non prende e sono condannato. Devo tenere la linea fissa. Telecom non funziona.
Da anni ricevo bollette incomprensibili e pago contascatti inesistenti, che non c’è verso di togliere dal conto. Tre o quattro contratti in parallelo. Linea fissa, un paio di Alice… Tutta roba che costa e non funziona. Ho la casa piena di scatole VOIP, connessioni ISDN, vecchie spine e apparecchi a disco. L’unica cosa che riesco a far funzionare è la connessione ADSL, arrivata per miracolo un paio di anno fa. Perde spesso la portante, ma mi tiene collegato al mondo.
La linea fissa è afflitta da disturbi. Fischi e brusii che i manutentori (assunti a cottimo, un tanto a guasto riparato) non sanno eliminare. Ma soprattutto è infestata da chiamate di call center che la segreteria telefonica non riesce a bloccare. Arrivano da tutto il mondo, a tutte le ore del giorno e della notte, dalla stessa Telecom. Propongono cambi di contratto, sconti e occasioni imperdibili. Mai che si arrivi a chiudere davvero. Chiamo il 187, ma è come un labirinto.
Sono rassegnato. Vivo in Italia. Il paese delle connessioni perse.
Telecom Italia è destinata a diventare ispanica e Alitalia francese. Speculatori di altri paesi pronti ad arrivare, a patto che qualcuno tolga di mezzo i debiti. Sappiamo già come andrà a finire. Come in Argentina.
Un flashback affiora nell’anticamera del mio cervello. E’ il gennaio del 2002. Torno a Buenos Aires dopo il default. Aerolineas Argentinas è appena stata acquistata da Iberia. Impressionante! Atterro tra due ali di aeroplani bianchi e azzurri, parcheggiati uno in fianco all’altro ai lati della pista. Come in un paese in guerra, in un aeroporto bombardato.
Qualcuno mi dice che la compagnia spagnola sta portando in Europa gli aeroplani più moderni e lascia a Buenos Aires quelli più vecchi. Qualcosa di simile sta facendo Telefonica (o quello che era all’epoca) nella privatizzazione di Telecom Argentina. Stessa logica predatoria, stessi risultati. Aumenti di prezzo e peggioramento del servizio. Caduta verticale degli investimenti.
Questo si prospetta oggi in Italia! Un territorio devastato da diversi governi nazionali e molti altri “investitori” che ora cedono il passo a nuovi “contatori di bollette”. Quanti finti investimenti ci hanno promesso e quanti soldi abbiamo buttato, senza miglioramenti di servizio, senza creazione di infrastrutture all’altezza di un mondo interconnesso? Quanti ne faranno Telefonica e Air France nel prossimo futuro?
Solo un sistema di regolazione moderno ed efficace potrebbe salvarci. Ma la politica italiana non è in grado di produrlo. Ha altro di cui discutere.
Pubblicato sul Giornale di Vicenza del 25 Settembre 2013 (© Il Giornale di Vicenza)