Home » Prima pagina » Come organizzare una regione più competitiva? Il caso Veneto nel quadro europeo

04 Settembre 2013 ~ 0 Comments

Come organizzare una regione più competitiva? Il caso Veneto nel quadro europeo

I dati relativi alla competitività delle regioni europee collocano il Veneto e anche la Lombardia su posizioni assai lontane dal top della classifica. Le due regioni perdono posizioni negli ultimi anni, soprattutto perché non hanno realizzato quella modernizzazione delle istituzioni e delle infrastrutture che è invece avvenuta nelle aree europee più dinamiche.

Ma in che direzione dovremmo muoverci per recuperare posizioni? Leggendo con attenzione il Rapporto dell’UE sulla competitività regionale, due sembrano essere i modelli di successo. Da un lato quello delle aree metropolitane “tradizionali” come Londra e Parigi, dall’altro le aree metropolitane “emergenti” come Utrecht, il Sussex, Stoccarda, che sfruttano infrastrutture e risorse moderne di “rete”.

Scartata l’ipotesi di far diventare il Veneto come Parigi o Londra, non resta che ragionare di una sua articolazione territoriale a “rete”, più efficiente di quella attuale.

Tre sembrano essere gli elementi di questa “rete” regionale da sviluppare e integrare in modo più sostenibile e produttivo.

Il primo elemento è il polo metropolitano. Le comunità di Venezia, Padova e Treviso, stanno seriamente considerando il processo di integrazione. Ciò non avviene soltanto a livello di amministrazioni comunali. Avviene anche a livello di associazioni di imprese e di altre istituzioni territoriali, come le aziende di servizio locale. Potrebbe intensificarsi nel prossimo futuro, con l’abolizione delle province, attraverso la razionalizzazione dei sistemi di trasporto, dei servizi economici e produttivi integrati, lo sviluppo di nuovi servizi urbanistici per l’attrazione di capitali immobiliari.

Il secondo elemento è quello della montagna e dei comuni minori della pianura e del litorale, che sono periferici rispetto al nucleo metropolitano del Veneto. Questi territori sono da tempo interessati da processi di aggregazione. Comunità Montane e distretti turistici costituiscono il livello minimo per realizzare infrastrutture moderne, come sistemi integrati di trasporto, comprensori sciistici, sistemi portuali di transhipment e charter, aree protette per l’agricoltura biologica.

Il terzo elemento è quello dei territori che hanno finora ospitato i distretti industriali, come la rete pedemontana delle città-impresa. Questo elemento affronta oggi processi di aggregazione che sono indispensabili non solo per razionalizzare le infrastrutture fisiche (aree industriali e sistemi di trasporto), ma soprattutto per creare le competenze che servono all’emergere di nuovi sistemi produttivi, come il digital manufacturing. Politecnici e centri di servizio per l’innovazione non possono più sorgere su bacini di utenza troppo limitati e devono essere competitivi a livello globale.

Il futuro del Veneto dipenderà dalla velocità e dalla qualità con cui procederanno questi processi di aggregazione territoriale, ma anche e soprattutto dal piano di integrazione che sarà predisposto per renderli più efficaci. O le aggregazioni territoriali si combineranno tra loro fino a formare una regione moderna e competitiva – ricca di funzioni innovative e attrattiva di talenti – oppure anche le riforme di cui tanto si parla rischiano di rimanere lettera morta.

 

Pubblicato sul Giornale di Vicenza del 4 Settembre 2013 (© Il Giornale di Vicenza)

Leave a Reply