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23 Luglio 2013 ~ 0 Comments

Politica e impresa a confronto. Nulla di fatto.

Nei giorni scorsi ha preso avvio un interessante confronto sul ruolo della società civile nella costruzione di un territorio “produttivo”. Noi facciamo già tanto, ma senza facce nuove (e idee nuove) nelle istituzioni, non possiamo replicare il successo dei distretti e dell’industria manifatturiera, dice Renzo Rosso. Senza un maggiore impegno di imprenditori aperti e indipendenti, alla guida delle istituzioni e delle associazioni, dicono Giorgio Santini e Stefano Fracasso, la svolta non arriva.

O il mondo del “fare individuale” e il mondo delle “decisioni collettive” trovano maggiori punti di contatto oppure non ne usciamo. Questo è il problema.

I cittadini più attivi e, tra questi gli imprenditori come Rosso, fanno moltissimo nell’industria, nello sport e nella cultura. Ma tante buone azioni individuali, tante cose concrete, non sono in grado di cambiare il sistema. Anzi, meglio funzionano, è più confermano l’idea bislacca che i cittadini intraprendenti è “meglio” che stiano lontano dalle associazioni e dalle istituzioni. Stessa cosa accade sul fronte delle facce nuove in politica o nelle istituzioni.

Chiedo scusa, ma o si rompe questo circuito vizioso o non ne usciamo. Nel mondo della politica e delle associazioni i nuovi volti non avranno mai la meglio sui conservatori dello status quo. Nelle imprese continueranno a resistere cittadini produttivi sempre più isolati e sempre più incazzati.

E’ la separazione tra i due mondi che produce, alla lunga, un “territorio improduttivo”, poco fertile, incapace nel suo insieme, nonostante buone individualità, di un gioco di squadra.

Negli anni ’70 e ’80 un gioco di squadra per la crescita c’è stato. A livello di distretto le decisioni collettive sono state assunte da rappresentanti della politica locale e da imprenditori di rilievo che hanno speso molto tempo insieme. Nelle osterie strategiche, nelle parrocchie, nei consigli di amministrazione delle banche popolari. Il contatto reciproco ha prodotto codici di comunicazione comuni, conoscenze tecnologiche, strumenti per decidere rapidamente e in favore del progresso collettivo.

Questo sistema di comunicazione è andato perso, nel nostro territorio. Sopravvive forse in qualche cenacolo ristretto come H-Farm oppure in qualche fondazione. Ma è troppo poco. Condivido allora il tentativo di Santini e Fracasso di segnalare la questione e porre un argine al pessimismo dilagante.

Ma serve un passo avanti, una proposta operativa, che colmi il vuoto di rapporti tra società civile e istituzioni. Che non è riempito dalle associazioni. Ci vorrebbero squadre miste di “pontefici volontari” che intervengano su alcuni problemi istituzionali chiave (il rapporto banca-impresa, il sistema camerale, la giustizia…) e realizzino esempi ripetibili di concreta innovazione.

 

Pubblicato sul Giornale di Vicenza del 18 luglio 2013 (© Il Giornale di Vicenza)

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