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25 Giugno 2013 ~ 0 Comments

Genius Loci. Perché la nuova architettura (a Vicenza) non convince.

In queste settimane abbiamo assistito a un intenso dibattito sulle brutture architettoniche della città. E’ bastato un commento maligno di Oliviero Toscani a far saltare sulla sedia i difensori a oltranza della vicentinità. Non è vero che siamo invecchiati male. E’ Oliviero che non riesce più a vedere gli aspetti positivi della città, che pure ha immortalato nei suoi libri di fotografia. E’ accecato dai pregiudizi.

Tuttavia, qualche dubbio è rimasto nella testa di molti vicentini. Vicenza non è più la città bellissima che abbiamo conosciuto e sognato. In molti la guardiamo oggi con occhi diversi. Perché?

 

Basilica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Negli anni ’80 Vicenza ci appariva bella, non solo perché non c’erano più fabbriche in via Mazzini o perché il centro, ristrutturato con un po’ di sentimento e senza traffico, ci sembrava uno spazio a misura d’uomo. Ci sentivamo leader nel settore produttivo. Locomotiva d’Italia. I capannoni avevano ancora un fascino discreto, per noi. Avevano un’anima. Proiettata nel futuro. Erano il simbolo distintivo di una società operosa, diversa dalle altre.

L’intera provincia, capitale di manifattura, ci sembrava una città metropolitana in evoluzione, parte di un sistema regionale interessante. Non c’era frattura tra capoluogo e periferia. Quartieri tessili e meccanici a nord, elettromeccanici e conciari a ovest, strade di antiquari del legno e della ceramica a est. Vicenza era città ideale per l’oreficeria. Laboratori nascosti nelle corti, micro-aziende nelle stradine percorse a piedi, osterie, piazze d’affari, negozi.

Oggi lo spazio in cui viviamo è meno denso di significati positivi. Ci sentiamo persi. Guardiamo ai capannoni come bidoni vuoti, senza senso, senza valore futuro. Quindi brutti e inutili. Non percepiamo le grandi cubature e il progressivo spostamento dei servizi in periferia come il portato di un mondo nuovo che avanza. Vediamo involucri e non riusciamo a immaginare i contenuti.

Intanto sentiamo parlare di sistemi urbani in formazione al nostro fianco. L’area metropolitana di Venezia, Padova e Treviso ad esempio. Due aeroporti, due università, centri di ricerca e di servizi internazionali, un circuito turistico mondiale. Downtown Veneto comincia ad assumere un profilo accattivante. E poi Verona.

Cosa sono i Pomari in rapporto a queste aree metropolitane emergenti? Cosa è Borgo Berga o un qualsiasi altro ammasso di metri cubi in zona stadio?

Tribunale nuovo Vicenza

 

 

 

 

 

 

 

Nuovi centri palpitanti di un “territorio metropolitano che ci include”, a due minuti da stazioni molto frequentate, che collegano i giovani vicentini ai colleghi creativi e “makers” di mezzo mondo, oppure “spazi marginali”, senza valore e senza identità, per pendolari frustrati e consumatori di panini?

Il territorio di Vicenza può diventare brutto, se non parla il linguaggio di una società pulsante, se non spiega cosa c’è dentro lo spazio costruito. Lo sguardo di Toscani non c’entra. E’ il nostro quello che conta.

 

Pubblicato sul Giornale di Vicenza del 25 giugno 2013 (© Il Giornale di Vicenza)

 

Borgo Berga

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