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12 Maggio 2013 ~ 0 Comments

Italia-Europa: quali proposte dal governo Letta?

At the European meeting of May 11 the Italian Mininster of Economic and Financial Affairs has to present a proposal for recovery. He has not only to give a message of stability about the Italian accounts, but he has also to suggest a policy for investments and joung people employment. If Italy is really challenging the austerity pattern of other European leaders, Merkel at first, Letta’s government has to explain a possible exit strategy from the present industrial downturn, by increasing public and private investments and small business contribution to the European external trade.

 

Il governo Letta cerca alleati in Europa per rilanciare la crescita. Il premier stempera i toni, cercando di arrivare ad un accordo ragionevole con la Germania. Sollecita ad evitare faide nazionalistiche e contrapposizioni da stadio. Ma ha qualche speranza di successo? Può davvero arrivare ad un accordo “keynesiano” con gli altri paesi?

Forse sì, per due ragioni. La prima è che anche la Germania comincia a sentire gli effetti dell’eccessivo rigore e vede calare le proprie esportazioni verso altri paesi europei. La Merkel ha, anche lei, il problema delle elezioni e deve presentare risultati migliori di quelli ottenuti con la politica deflazionistica. La seconda ragione è che il rigore ha già prodotto gli effetti desiderati. Ha destabilizzato le “cricche” dei paesi meno virtuosi (i PIIGS) e messo in seria difficoltà gli establishment locali più spendaccioni. Oggi rischia di innescare reazioni indesiderate, che potrebbero arrestare l’emergere di gruppi dirigenti più competenti ed europeisti.

A questo punto è possibile riformulare gli accordi. Non tanto sul deficit annuo. Ma sui flussi di spesa per investimenti. Gli stati potrebbero essere incoraggiati a sostenere la manifattura tecnologica, la green economy, le infrastrutture digitali e di trasporto. Il programma quadro che comincia nel 2014 (Horizon 2020) è tutto indirizzato agli obiettivi della crescita sostenibile. E per l’Italia sono disponibili, pare, almeno 15 miliardi di Euro. Subito.

Bene dunque. Ma l’Italia deve riscattare la pessima reputazione che si è costruita negli ultimi anni. Ha realizzato centrali solari e installato impianti eolici, ma non ha fatto quasi nulla sull’efficienza energetica (piano casa). Non è riuscita a far decollare l’alta velocità in due corridoi chiave del Nordest e del Nordovest. Continua a spendere per il mantenimento di imprese decotte (cassa integrazione straordinaria) e non investe su nuovi posti di lavoro. Non ha ancora trovato il modo di promuovere lo sviluppo locale al Sud.

Il Presidente del Consiglio, il ministro Saccomanni e soprattutto Flavio Zanonato devono ribaltare tutto questo e avanzare un’immagine positiva del sistema paese. Da dove possono cominciare? Non certo dall’IMU!

saccomanni

 

 

 

 

 

 

 

Se l’Europa si interroga sull’efficienza dei flussi di spesa, sulla capacità dei PIIGS di passare da una politica “keynesiana” confusa e clientelare, di protezione dell’esistente, ad una politica di spesa pubblica efficiente, alla creazione di posti di lavoro per i giovani, ad elevata produttività, è su questi temi che l’Italia deve dare un contributo. Deve formulare una proposta di cambiamento del “patto di stabilità” che possa garantire investimenti “selettivi” a immediato impatto, sulla piccola impresa e sull’industria che esporta.

Pubblicato sul Giornale di Vicenza del 12 maggio 2013 (© Il Giornale di Vicenza)

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