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11 Aprile 2013 ~ 0 Comments

Un buon libro sul Brasile

 

 

Dopo la crisi del 2008 è apparso chiaro che i motori dell’economia mondiale sono sempre meno gli Stati Uniti e l’Europa e sempre più i paesi emergenti. Questi paesi oggi stanno vivendo una fase analoga a quella vissuta dall’Italia negli anni ’60, quando milioni di contadini si sono riversati nelle città, per lavorare nelle fabbriche e nelle strutture del turismo. Per ottenere condizioni di vita e di lavoro migliori.

 

Capire cosa stanno diventando queste economie, quale tipo di organizzazione sociale stanno progettando, è altrettanto importante che interrogarsi sul ruolo delle nostre industrie e dei nostri sistemi produttivi. Serve a capire come cambia il mondo e qual è il posto che ancora, forse, ci è riservato.

 

Libri come quello presentato oggi da Galla da Andrea Goldstein (autore assieme a Giorgio Trebeschi di “Economia del Brasile”, edito da Il Mulino) sono molto utili, in questa prospettiva, perché aiutano a fare il punto della situazione.

 

Fino a ieri il Brasile era associato, nel nostro immaginario, all’idea della povertà assoluta e della disuguaglianza sociale estrema. Un paese di favelas abbarbicate attorno ai quartieri ricchi di San Paolo o ai grandi alberghi di Ipanema e Copacabana. Un paese di fazende gigantesche e contadini sem terra.

Favelas

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poi abbiamo sentito parlare della FIAT brasiliana come azienda produttiva, dell’Embraer come terzo competitore mondiale nella fabbricazione di aeroplani, di università brasiliane che studiano il genoma… Abbiamo visto emergere strutture di dimensioni gigantesche, come JBS, che oggi possiede una sorta di monopolio mondiale della carne, assieme a Petrobras e Vale do Rio Doce, che svolgono attività di avanguardia nella ricerca petrolifera e nel settore siderurgico.

 

Infine abbiamo sentito parlare di distretti brasiliani, rivolti al mercato interno (per fortuna), che crescono attorno a prodotti e servizi molto simili a quelli sui quali siamo forti noi. E ci siamo sentiti orgogliosi di sapere che molte piccole imprese brasiliane di successo hanno un’origine italiana, soprattutto negli stati del sud.

 

Oggi dobbiamo fare i conti con una realtà economica che corre. Con molti problemi e molte difficoltà, ma anche con molte più speranze e opportunità di quanto non crediamo. Con una buona gestione dello stato e dell’economia, con un consenso sociale che ci sogniamo.

 

Il libro di Goldstein è un’ottima occasione per approfondire, per documentarsi senza pregiudizi, per andare oltre le informazioni parziali e sbagliate che ancora abbiamo. Sul Brasile.

 

In particolare, il libro offre una chiave di lettura sull’intreccio tra buon governo federale e ruolo degli stati che, mutatis mutandis, sono equivalenti alle nostre regioni. Può essere che noi italiani, ed europei, abbiamo qualcosa da imparare da un paese che, anche dal punto di vista istituzionale, si muove ad una velocità doppia rispetto alla nostra. Ad esempio nella gestione del patto interno di stabilità o di “responsabilità”, come lo chiamano i brasiliani. Il dibattito con Goldstein potrebbe offrire davvero spunti interessanti.

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 11 Aprile 2013 (© Il Giornale di Vicenza)

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