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06 Marzo 2013 ~ 0 Comments

24 Febbraio del ’13 come l’8 Settembre del ’43

Il quadro emerso dalle ultime elezioni e la paralisi istituzionale che si prospetta mostrano in modo chiaro i difetti della Seconda Repubblica. Un bipolarismo che non funziona, a causa delle leggi elettorali e dei partiti. Un’economia industriale che non regge alla prova del cambio forte e stenta a ritrovare elementi di coesione, di vera innovazione. Dopo vent’anni in queste condizioni il sistema paese non regge più, non riesce a trovare la strada della crescita, della riduzione del debito e delle tasse. I nodi arrivano al pettine.

Ed ecco spiegato il movimento 5 Stelle. Cittadini incazzati di diversa provenienza che scommettono su Grillo per fare resistenza dura, opposizione radicale al meccanismo, senza compromessi. Ecco spiegato il crollo di Monti, che è apparso sulla scena come innovatore di sistema (mettendo in ombra Grillo per un po’ di tempo), ma è stato rapidamente riassorbito dalle logiche perdenti dei partiti e dei poteri forti.

Il crollo della Seconda Repubblica appare adesso inevitabile, anche perché i mercati (gli osservatori esterni) se ne sono accorti. La copertina dell’Economist dedicata a Grillo e Berlusconi è impietosa nei nostri confronti. Dice chiaramente che gli italiani non sono persone serie, se si mettono nelle mani di due clown, pur di non affrontare i problemi veri.

Qualcuno si ricorda le discussioni di un paio d’anni fa, quando la Grecia ha cominciato a crollare? I nostri fondamentali sono a posto! dicevano tutti. Noi non siamo come i greci, che hanno truccato i conti! Noi siamo una potenza industriale!

E, in effetti, la mossa di Napolitano, quella della grande coalizione anomala, per un poco ha funzionato. La faccia di Monti, lontanissima dalle “maschere” di Grillo e Berlusconi, ha dato l’illusione di un cambiamento di sistema. E lo spread ha cominciato a scendere. Poi, l’inconsistenza della ricetta Monti e la scarsa credibilità degli alti burocrati suoi ministri, hanno fatto crollare la fiducia dei cittadini. E di conseguenza, anche quella dei mercati.

Adesso è chiaro che non ci sono scorciatoie. Per uscire dal circolo vizioso della fiducia, non basta cambiare il voto. Non basta mandare a casa le oligarchie dei vecchi partiti. Bisogna disegnare uno scenario nuovo, pensare a nuove istituzioni e ad una nuova economia. Questo percorso non si può fare in pochi anni. Può essere agevolato da una Terza Repubblica, che però ancora non si vede.

Cambiare la legge elettorale è solo il primo passo. Deve dare ai cittadini un potere “costituente” per un nuovo Parlamento.

La responsabilità dei cittadini è immensa. Se pensano di farla franca, come dopo la seconda guerra, addossando ogni responsabilità ai gruppi dirigenti del passato e il debito ai tedeschi, non la scamperanno. Dovranno trovare il modo non solo di eleggere amministratori competenti, ma anche di riuscire a pagare il conto. Senza illusioni, con coraggio e solidarietà, dentro l’Euro.

Le elezioni del 28 febbraio del ’13 sono state come l’8 settembre del ’43. Sono soltanto l’inizio di una trasformazione epocale cui nessuno può sottrarsi.

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 6 Marzo 2013 (© Il Giornale di Vicenza)

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