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01 Settembre 2016 ~ 0 Comments

Roma, i 5 Stelle e la forza del cittadino “standard”

La vicenda dei 5 Stelle al governo di Roma è emblematica di contraddizioni che sono proprie di una cultura politica naïve, dilagante nel paese.

La prima di queste contraddizioni nasce dall’idea che i politici eletti siano in grado di utilizzare le strutture amministrative come strumento di implementazione di un programma concordato con la base elettorale. Non è così. Le norme non sono una guida, un aiuto, all’esercizio delle libertà politiche e sociali. Sono un freno, un impedimento. Le strutture amministrative hanno una loro inerzia e non sono affatto duttili. Bisogna essere molto esperti nella complessa arte di gestione della macchina pubblica per implementare un programma elettorale bypassando/rispettando i vincoli, le restrizioni, le norme, gli orientamenti e i poteri dei dirigenti e dei dipendenti pubblici.

La seconda idea contraddittoria è che i leader politici siano tutti uguali, portatori di istanze “standard” della base elettorale, promosse e riconosciute dalle istituzioni. In questo contesto avrebbe senso assemblare, nei tempi previsti dalle campagne elettorali, un certo numero di volonterosi per giungere, senza problemi, a comporre la squadra o la coalizione che avvia e controlla l’attuazione del programma a nome di tutti gli altri. Ma non è quasi mai così. Le differenze di identità, competenza, visione, tra rappresentanti eletti è tale, che un accordo, anche tra persone molto motivate e in buona fede, è sempre, per definizione, difficile, soprattutto in coalizioni di breve termine. Uno sforzo di integrazione e apprendimento è sempre necessario r richiede tempo.

Il leader di governo devono essere più forti e indipendenti dalle istituzioni che si propongono di governare e soprattutto di innovare. Devono avere una visione lunga e sperimentata prima di arrivare alle elezioni. Devono essere migliori dei cittadini e innovatori delle istanze “standard” di partenza.

Virginia Raggi

 

 

 

 

 

Il Movimento 5 Stelle fallisce e fallirà ancora se continua ad appellarsi alla purezza del cittadino “standard” e alla potenza delle norme e delle istituzioni. Una pubblica amministrazione semplice e trasparente, on-line, alla portata di tutti, al servizio del popolo, è un mito pericoloso che va superato. Nel nostro sistema, Roma docet, non serve una classe dirigente “standard” che applichi la legalità. Serve un gruppo dirigente “fuori serie” che sappia modificare le norme e le cattive consuetudini. Un gruppo di studio permanente che innovi e sia più forte del sistema e della base elettorale stessa.

Governi locali o nazionali che nascono nel breve volgere di una campagna elettorale non possono, per definizione, raggiungere questo risultato, soprattutto se sono composti da cittadini “standard” senza qualità. Il problema è che, in Italia, anche aggregazioni sociali e politiche di lungo corso hanno perso la capacità di mettere assieme gruppi dirigenti più forti e innovativi delle norme, delle regole, delle consuetudini, dei cittadini e delle istanze “standard”.

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