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05 Marzo 2023 ~ 0 Comments

Il futuro del Veneto e il “capitale intangibile”

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Il libro di Giulio Buciuni e Giancarlo Corò (Periferie competitive), appena pubblicato dalla casa editrice Il Mulino, offre spunti interessanti per ragionare sullo sviluppo del Veneto e del Nordest. 

Gli autori partono, nella loro ricerca, dalla constatazione che l’economia della conoscenza tende ad accrescere le distanze sociali e le differenze nella ricchezza dei territori. 

Negli Stati Uniti, ad esempio, che sul sentiero della nuova economia si sono mossi per primi, è impressionante la distanza accumulata, dal punto di vista della ricchezza, tra alcune “alpha city” come San Francisco, Boston e Seattle e un buon numero di “apocalypse town”, un tempo fiorenti poli industriali come Detroit e Pittsburg, che sono oggi diventati territori periferici, in progressivo declino.

Anche in Europa è ben visibile questa tendenza. In Italia poi, dove Milano è in fortissima ascesa, mentre territori un tempo fiorenti, come Torino e Venezia, sono in evidente declino, la questione delle differenze emerge come più critica.

Per quali ragioni l’economia della conoscenza tende ad essere così divisiva? E quali politiche di sviluppo locale è necessario mettere in atto per contrastare il fenomeno del declino? 

Alla prima domanda i due ricercatori rispondono, richiamando le conclusioni di un ampio dibattito internazionale: la natura collettiva della conoscenza richiede grandi capacità di cooperazione; giustizia sociale e buona organizzazione delle relazioni, tra diversi tipi di conoscenza, non sono soltanto valori morali, legati a una società più aperta, ma infrastrutture essenziali per lo sviluppo; queste condizioni sono diversamente distribuite all’interno dei paesi avanzati. In particolare queste condizioni sono massime nelle città alpha e minime nelle periferie.

Alla seconda domanda Buciuni e Corò rispondono citando le politiche di investimento sulla “complessità economica”. Anche le regioni e le città periferiche possono risalire la china, se investono in modo intelligente su specializzazioni complementari a quelle delle città alpha, ma soprattutto se individuano gli elementi di conoscenza che possono “innestarsi” nel loro specifico tessuto cognitivo, rigenerando il capitale intangibile a disposizione. Questo è il punto che vale la spesa del libro.

Nel nostro territorio urge una sorta di “ingegneria genetica” della conoscenza, che riproduca, artificialmente, condizioni analoghe a quelle che, naturalmente, si verificano in alcune metropoli più avanzate (economie di agglomerazione). 

La classe dirigente del Veneto dovrebbe assumere questo obiettivo come prioritario, proprio perché il tessuto cognitivo del nostro territorio è ancora tonico, ma non riesce a produrre naturalmente, nè economie di agglomerazione, né competenze produttive adatte a rigenerare il capitale intangibile.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (5 Marzo 2023)

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