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24 Gennaio 2023 ~ 0 Comments

Guerra alla mafia e guerra a Putin. Analogie

Le prime pagine dei giornali si sono progressivamente svuotate dei commenti più superficiali sulla guerra in Ucraina. Lasciano spazio a riflessioni ponderate, basate su dettagli invisibili all’opinione pubblica, che spiegano il fenomeno estremo di un conflitto novecentesco, nel cuore dell’Europa, più simile alla Prima, che alla Seconda Guerra Mondiale.

Ci sono analogie precise tra quanto accade all’interno del gruppo dirigente di Putin e quanto è capitato all’interno della cupola dei corleonesi in Sicilia. Se ne discute in questi giorni.


Quando la mafia siciliana ha capito che lo Stato stava guadagnando terreno, non tanto dal punto di vista tecnico-militare, ma dal punto di vista del politico-culturale, e stava sottraendo consenso alla logica del Gattopardo, ha reagito in modo rabbioso. Attaccando i vertici di quello Stato, ammazzando i leader dell’opposizione locale, organizzando operazioni che nessuno aveva mai visto prima (non lo dice continuamente anche Putin?), come la strage di Capaci. Un atto di guerra, spaventoso, che assomiglia più all’urlo di Rocky, che a un’azione mirata a far fuori solo Falcone. Tanto, perso per perso…

In questo, la posizione di Putin è opposta a quella dei nazisti tedeschi. Hitler, accecato dall’odio contro i nemici del popolo ariano, ha lanciato un’opa sul mondo, perché sentiva di avere la maggioranza alle spalle. Putin invece, come Riina, già prima del conflitto in Dombass, era ridotto in un angolo. Dal punto di vista economico, dal punto di vista diplomatico, dal punto di vista della capacità di condizionare le sorti del mondo.

Sta reagendo come i corleonesi. I suoi biografi lo avevano previsto. La sua massima principale è: se lo scontro è inevitabile, bisogna attaccare per primi.

Ed è qui che la strategia dei leader occidentali arriva al punto decisivo. Perché nessuno in Occidente vuole la guerra, ma la forza militare dell’avversario costringe ad aumentare la nostra coesione.

Non ha senso pensare a una trattativa. Cedere al nostro avversario una parte del patrimonio e dare ai cattivi il diritto di pizzo sulle materie prime energetiche. È illusorio perdere l’Ucraina, per limitare i danni. Dobbiamo invece prendere atto che la guerra sarà lunga e complessa. Il mafioso perdente è un leone in gabbia. Può fare danni e danni sempre più grandi. Non si arrende neanche da morto. Ma non può vincere.

Dobbiamo avere pazienza. Dobbiamo perfezionare le sanzioni, renderle più efficaci. Aiutare gli ucraini a difendersi con strumenti intelligenti. Rispondere colpo su colpo, evitando il freddo e la fame. Magari possiamo acquistare il gas in modo coordinato, come i vaccini, per evitare speculazioni. Ma dobbiamo aver sempre chiaro il finale di questa storia, così come abbiamo sempre avuto chiaro il finale della guerra di mafia.  

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (24 Gennaio 2023)

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