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11 Giugno 2020 ~ 0 Comments

La svolta dei consumi

Il direttore della Guida Michelin, Gwendal Poullennec, 40 anni, è convinto che anche i ristoranti stellati saranno chiamati a organizzare il take away.

Alla riapertura delle attività, dopo due mesi di lockdown, gli analisti di mercato cominciano a osservare cambiamenti negli stili di vita e di consumo che potrebbero avere un carattere strutturale. E potrebbero influenzare la ripresa e richiedere nuovi tipi di organizzazione, di investimento e di impiego.

Dopo essere tornati in auto per partecipare a incontri inutili in presenza, molti si sono fermati a riflettere e hanno convenuto che non vale la pena di spendere tempo e denaro in traffico, quando le videoconferenze e il telelavoro risolvono il problema dei meeting e del lavoro intellettuale meglio delle tavole rotonde, delle automobili e delle sale riunioni. Una riflessione analoga agita le scuole. Giusto seguire percorsi classici, lezioni frontali e seminari face to face, ma forse non è male seguire anche percorsi nuovi, fatti di e-learning, Youtube e Meet, a gruppi ristretti, con alto livello di coesione e di interesse, a fianco delle classi di una volta. Andremo ancora dal barbiere? Ne va della qualità della vita e della produttività. Ci muoviamo in direzioni analoghe a quelle seguite con la banca, senza più assegni, code agli sportelli e denaro contante. Lo shock della quarantena sta facendo riflettere milioni di persone.

Se tutto questo è vero commissione Colao e Stati Generali corrono il rischio di interpretare il futuro con gli occhi del passato, delle categorie economiche in declino, di un’offerta ben rappresentata, ma che non ci azzecca più con la domanda.

Se così fosse l’azione del governo potrebbe costarci caro. Le lobby e le rappresentanze sociali potrebbero spingere troppo in direzione del business as usual, quello che assicura una rendita alle attività meno innovative, abbarbicate a stili di consumo in declino già prima della crisi da Coronavirus. Il Recovery Plan potrebbe mettere i soldi in progetti incapaci di restituire il prestito, peggio di una popolare.

Negli Stati Uniti i piccoli imprenditori ricevono i sussidi dal governo, ma devono spiegare come intendono impiegarli e restituirli. E molti ci pensano due volte, prima di trovarsi in casa gli agenti del Fisco, rigorosi e competenti. Questo non accade nel nostro paese, dove le risorse sono distribuite a pioggia, in ragione dei suggerimenti offerti da commissioni esterne (tipo Colao) o dagli Stati Generali, ma non vengono analizzate e controllate. Come nelle popolari.

Il rischio che le risorse pubbliche siano indirizzate al servizio, non dei business innovativi e dei flussi di domanda di cui abbiamo parlato all’inizio, ma dei sogni irrealizzabili di chi spera di tornare a guadagnare come in passato, è elevatissimo. E dobbiamo starci attenti.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (Giugno 2020)

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