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09 Agosto 2016 ~ 0 Comments

Brasile 2016

MDA

Lo spettacolo inaugurale delle Olimpiadi di Rio, come già era accaduto quattro anni fa a Londra, ha ripercorso i tratti essenziali della storia brasiliana. Il Brasile si è raccontato al mondo, proponendo la sua identità, il suo percorso di integrazione sociale ed economica, il suo ruolo nella cultura del nostro tempo.

Ecco allora immagini e coreografie che ricordano le diverse ondate di immigrazione, l’arrivo degli europei (Bandeirantes di occupazione), quello degli africani (importatori di lacrime, festa e sudore), la fuga degli indios nella foresta. Ecco immagini più recenti della musica, del parkoure, della breakdance mischiata alla capoeira, della samba tradizionale, sullo sfondo dell’urbanizzazione incontrollata, del cemento, delle favelas e dell’inquinamento ambientale.

Rio de Janeiro

Il Brasile è paese simbolo di un’integrazione scomposta e conflittuale, ma anche di uno spirito nazionale che fa del meticciato, della preservazione della natura, della libertà individuale, i principi fondamentali del proprio ordine e del proprio progresso. Un paese segnato, come altri paesi dell’America Latina, dal modello sociale dello Stato Paternalista, a metà strada tra il fascismo europeo e il comunismo sovietico, nel quale pesano ancora troppo le oligarchie, pubbliche e private.

Un Brasile che in pochi anni ha fatto presidente un figlio di favelanti, Lula da Silva, e una donna rivoluzionaria senza ascendenti, Dilma Roussef. Un paese che ha battuto molti record di crescita economica, di integrazione sociale, di democrazia. E’ riuscito ad attirare capitali e risorse umane da tutto il mondo, conquistando la palma dei Mondiali e delle Olimpiadi, grazie alla propria sorprendente capacità di trasformazione. Irride oggi la cultura europea, la chiusura etnica, la separazione sociale e la guerra.

E’ tuttavia un paese in crisi profonda, senza presidente, con difficoltà finanziarie incipienti, un motore grippato e un outlook negativo per i suoi 190 milioni di abitanti. Un paese che dipende ancora troppo dai modelli europei, non riesce a liberare nuove risorse e a riqualificare il ruolo dei BRIC.

Ne parliamo grazie allo spirito olimpico e alla potenza dei mezzi di comunicazione. Nato con l’obiettivo di dare visibilità alle nazioni che meglio interpretano le regole della convivenza civile, proprio lo spirito olimpico ci aiuta oggi ad apprezzare un Brasile che in termini di competizione leale, uguaglianza tra uomini e donne, lotta al doping e alle distinzioni di razza, non è affatto peggiore degli altri.

 

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza del 10 agosto 2016 (© Il Giornale di Vicenza)

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